Natale, riflessioni semiserie di una festa appena passata
Anche questo Natale è passato. Abbiamo superato senza traumi la prova di forza che lo spirito natalizio impone. No, nulla da recriminare per il mio parentame (che per quanto sia sopra le righe e occasionalmente al limite del grottesco è decisamente meglio della media nazionale: come non pensare allo sguardo rassegnato di quegli amici che mi parlano del “pranzo dei parenti” con lo stesso entusiasmo con cui parlerebbero de “l’ultima cena di un condannato a morte”?
Quando Natale passa, e ti ritrovi il giorno di Santo Stefano con la sonnacchiosa consapevolezza che un altro anno è passato, non ti rimane altro da fare che trovare posto ai (troppi) regali che i tuoi figli hanno incamerato, e mentre cerchi di districarti tra le incomprensibili istruzioni di giochi di cui non avevano bisogno, non riesci a fare a meno di pensare che una volta, neanche troppo tempo prima, c’eri tu a saltellare intorno ai tuoi genitori pretendendo da attenzione (a tempo indeterminato), aiuto (i giochi non si montano da soli) e compagnia (e che mica si può giocare da soli con tutto questo ben di dio!)
Mi ricordo i miei Natali passati come fosse ieri, ed è bello oggi riassaporare la stessa magia attraverso gli occhi dei miei figli. E’ bello vedere i loro occhi sgranati dallo stupore che, anno dopo anno, insieme alla loro consapevolezza, aumenta sempre di più. La nonna, con aria nostalgica di chi “già sa” li guarda con rimpianto e paura: si chiede quanti Natali ancora passeranno prima che la magia di Babbo Natale finisca.
Ricordo i Natali della mia infanzia, ricordo che era bello essere “la piccola di casa” insieme a mia cugina che ha un paio di anni meno di me. Le coccole erano tutte per noi, e noi ci beavamo di tante attenzioni con la consapevolezza di due piccole star. Nessuno si aspettava nulla da noi, se non sorrisi contagiosi e occhi luccicanti.
Ricordo mia mamma, che, mentre mi passava i pacchetti di Babbo Natale mi intimava con sguardo severo “di grazie alla zia per questo regalo” ricordo che io dubbiosa la guardavo, non capivo perchè dovessi ringraziare la zia per un regalo che mi aveva portato Babbo Natale. “lo ha chiesto la zia per te!” era la risposta pronta della mamma.
Al che io ringraziavo e incassavo, sapevo che quel regalo lo avevo chiesto io (come non sapere cosa si scriveva nella letterina?), ma poco importava e lo smarrimento durava solo fino al pacchetto successivo, momento in cui la storia si ripresentava da capo. Oggi per inciso, faccio la stessa cosa con i miei figli: dalle tradizioni famigliari non si scappa, neanche volendo.
Ricordo anche il primo Natale in cui noi, le piccole di casa, abbiamo giocato a fare le grandi, partecipando al luculliano banchetto delle feste: abbiamo preparato un pandoro farcito; buono ma talmente pendente, che il vero miracolo di Natale è stato che sia arrivato tutto intero alla sua presentazione in tavola. Ai tempi avevo tanta voglia di crescere, di dimostrare di essere una piccola donna, mentre oggi, mentre guardo i miei figli che con stupore si avventano sui pacchi come piccoli avvoltoi che si avventano su una preda, provo una sorta di invidia: il Natale è bello, ma quanto lo si guarda con gli occhi dei bambini è semplicemente meraviglioso.
Stefania D'Elia
Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.
Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.