La bambina, la principessa e il ranocchio
C’era una volta una bellissima principessa dai lunghi capelli biondi e dagli occhi color del cielo...
La bambina alzò gli occhi dal libro e si guardò intorno. Sua sorella maggiore aveva appena finito di parlare al telefono, e adesso si asciugava gli occhi con energia. I suoi capelli biondi, di solito così accuratamente pettinati, le cadevano ora in scomposti riccioli sulle spalle; gli occhi chiari, inondati di lacrime e gonfi non erano mai stati così azzurri. Nonostante la rabbia ed il pianto, la ragazza manteneva nei suoi gesti un’ eleganza regale, che portò la bambina ad identificarla con la protagonista della favola.
- Sì, è proprio lei, la principessa della storia. Ma la ragazza della figura sorride malinconica dalla finestra di un castello, mentre lei litiga di nuovo col suo ragazzo, quello col motorino che fuma sempre troppe sigarette! Chissà che ci trova, poi...-
Girò la pagina, ed una nuova illustrazione le mostrò la principessa inginocchiata accanto ad uno stagno, intenta a fissare l’acqua. La bambina ripensò al quartiere in cui abitavano, pieno di strade e di palazzi tutti uguali, di macchine e di autobus, di negozi e di uffici. Difficilmente avrebbe potuto trovare uno stagno, lì.
La figura dopo ritraeva la principessa con un buffo animaletto in mano, intenta a raccontargli le sue pene. La bambina riconobbe subito l’animale per averlo visto una volta alla televisione: si trattava di un rospo. Ma la cosa strana era che il rospo della figura sembrava ascoltare la ragazza, e addirittura risponderle. Il racconto spiegava di una magia e di un incantesimo rotto con un bacio, tanto che il rospo si trasformava in un principe.
Il viso della bambina si illuminò e per un momento accarezzò l’idea di portare alla sorella un principe nascosto in un rospo. Ma già: era fin troppo difficile trovare uno stagno nei paraggi, figuriamoci un principe!
La storia del “vissero felici e contenti” le dava però, chissà perché, l’illusione che un tentativo non fosse fuor di luogo... Si ricordò di un fosso fangoso e pieno di rifiuti che scorreva nella vicina periferia, dove, quando era piccola, c’era ancora tutta campagna. Con la scusa di uscire a giocare con le amiche, si recò fin là con la sua biciclettina e si mise a frugare fra l’erba alta alla ricerca di animali. Ne trovò di tutti i tipi: dagli insetti ai vermi più schifosi ( ma simpatici col loro strisciare svelto per nascondersi), ai topi più arroganti ( uno tentò anche di morderla).
L’unico risultato che ottenne fu di infangarsi fino alle ginocchia, e di far irritare la mamma. Indispettita per lo smacco subito, più per orgoglio che per convinzione, ritentò qualche giorno dopo. Fu allora che vide, sulla superficie ferma dell’acqua putrida, una massa informe di piccole sfere di gelatina, disposte come le perle di una collana. Dentro ogni sfera si intravedeva un corpicino scuro, simile ad una virgola.
La bambina tornò ogni settimana a sorvegliare quei piccoli corpi rinchiusi nelle loro uova, e così fece per molto tempo anche dopo la loro schiusa.
Era stata tanto tempo ad osservarli in quel fosso inospitale che ormai li sentiva parte della sua famiglia, e quando riuscì a catturare uno di quei piccoli corpicini freddi , verdi, rugosi ed immobili, le sembrò di provare una commozione intensa, una felicità mai provata prima. Il rospetto, spaventato, muoveva le corte e tozze zampette, ma come lei lo rivoltava a pancia insù, tenendolo delicatamente nel palmo della mano, quello si immobilizzava, lasciandosi perfino accarezzare.
Finalmente tornò a casa, un giorno, col frutto di quella lunghissima attesa, con quel piccolo rospo, cresciuto quasi sotto i suoi occhi; con quel piccolo, sgraziato, rugoso animaletto, che a lei faceva tanta tenerezza.
Lo portò a sua sorella, trionfante, aspettandosi di vederla inginocchiata ed assorta nella contemplazione del suo dono, e sperando segretamente di vedere la scena del famoso bacio e della trasformazione. Ma dovette ben presto ricredersi, perché già al suo ingresso il piccolo esserino provocò molte reazioni disparate, nessuna di gioia.
La mamma aprì la bocca e non riuscì a dire altro, con voce strozzata che "Dove hai preso quel mostro?" . Il papà si mise a protestare energicamente parlando di qualcosa come l’igiene, le malattie, le verruche, la sporcizia, l’inquinamento...
La sorella, che l’aveva proprio sotto il naso, portato dalle manine tremanti della bambina, chiuse gli occhi, atteggiò il suo principesco viso in una smorfia di disgusto e disse: "Bleah che schifo! Portalo subito via!"
La bambina rimase pietrificata per lo stupore, incredula che un animale inoffensivo e grazioso come quello potesse scatenare simili reazioni.
Fu presa per un braccio, trasportata quasi di peso al fosso e costretta a lasciarvi cadere il rospo, che finì in acqua.
Prima di andarsene, la bambina si voltò a guardarlo un’ ultima volta e lo vide allontanarsi nell’acqua, nuotando con una grazia a dir poco degna di un principe.
Francesca Tantalo
Sono una strega con un brutto carattere. Di quelle delle favole, coi calzini a righe e il vestito nero, gli occhiali sulla punta del naso e i capelli sempre in disordine. E' vero? Forse, ma sono soprattutto una naturalista disoccupata, un'impiegata part time, una mamma full time e, semplicemente, una donna.
Scrivo per la rubrica di cucina per bambini nel blog Oasi delle Mamme, ho due stupendi frugoletti, un compagno comprensivo, un giardino enorme, mille sogni nel cassetto e un'enorme passione per la nostra stupenda Madre Terra