Quando i figli non chiudono occhio: che fare?
Diventare mamma e papà è un'esperienza unica nella vita che porta con sé emozioni davvero intense. All'immensa gioia di aver dato alla luce una meraviglia in miniatura e all'eccitazione per la nuova avventura che si sta per intraprendere, si possono affiancare emozioni meno positive che possono mettere in difficoltà il neo genitore. Una delle situazioni che possono davvero mettere in seria difficoltà fisica e psicologica una mamma, ma anche un papà e, spesso, anche la coppia stessa, è il caso in cui il proprio amato figlio non ne vuole sapere di dormire!
Vi è mai capitato di dover stare vicino a vostro figlio per almeno una mezz'ora prima che si decida ad abbandonarsi al sonno, di sentirvi richiedere di raccontare la stessa storia infinite volte prima di lasciarvi andare, di sentirvi in ostaggio perché minacciati da un pianto disperato ad un accenno di allontanamento dal letto, o di dovervi alzare anche una quindicina di volte in una notte richiamati dal suo pianto penetrante, o ancora di non poter più godere del vostro letto coniugale perché non c'è verso di convincerlo a passare la notte nel suo lettino?
Tutte queste rappresentano le tipiche situazioni che molti genitori mi riportano quando si rivolgono a me per una consulenza sul sonno dei bambini.
La difficoltà a prendere sonno o a mantenerlo per tutta la notte, per un neonato ed un bambino entro i 3-4 anni, è un evento che rientra nella “normalità” perché la fisiologia del sonno è ancora in formazione rispetto a quella adulta. Tuttavia, le conseguenze che la carenza di sonno può portare non sono da sottovalutare. Una mamma stanca che non dorme bene da mesi è anche una mamma più nervosa e irritabile, condizioni psico-fisiche che possono alimentare conflitti all'interno della famiglia e difficoltà nel rispondere in modo contenitivo ai bisogni emotivi del proprio bambino.
La capacità di addormentamento del bambino, infatti, non dipende solo da fattori omeostatici fisiologici quali la fame, la sete, il dolore, il rumore, ecc, o da caratteristiche temperamentali tipiche di quel bambino, ma dipende anche da fattori emotivi, affettivi e sociali che sono legati proprio alla capacità regolativa dei genitori. Inoltre, la difficoltà a sostenere gli impegni educativi in carenza di sonno, può portare ad adottare comportamenti che anziché migliorare la situazione contribuiscono ad alimentare la problematica stessa del sonno. Ad esempio, portare il proprio bimbo nel lettone per evitare una notte insonne, è sicuramente comprensibile, ma può diventare controproducente perché non favorisce lo sviluppo dell’autonomia nelle capacità autoregolative del sonno.
Se anche il vostro bambino sta vivendo questa difficoltà e voi vi sentite molto affaticati e nervosi nel gestire questa situazione e vorreste informarvi su come aiutare il vostro bambino a diventare autonomo nel sonno in piena serenità, senza farmaci e senza fargli vivere assolutamente esperienze traumatiche di pianto (così come alcuni assurdi metodi prevedono), potete contattarmi scrivendo a serenacosta.it@gmail.com o chiamando al numero 3331029274.
Dott.ssa Serena Costa
Psicologa, Consulente del sonno dei bambini