Caro amico ti scrivo... ricordi gli amici di penna?
Le nuove tecnologie ci hanno dato tanto. Però tanto hanno anche tolto. Ci sono cose che i nostri bambini non assaporeranno mai, questa considerazione mi è capitata tra capo e collo in una serata estiva qualsiasi, e mi ha fatto riflettere.
L’amico di penna per esempio! Chi riceve più lettere? A parte le bollette ovviamente. Eppure io il profumo della carta, lo ricordo ancora. Ricordo queste pagine colorate (rigorosamente da una parte sola), ricordo la scrittura ondulata perché senza righe a segnare la via andare dritti era un tormento.
Ricordo le cancellature, gli errori grammaticali nascosti sotto quello che si voleva far passare per un disegno.
Ai tempi non c’erano emoticons preconfezionati (a meno di considerare le figurine del Cioè): per esprimere un pensiero si usava la fantasia. Gli smile erano imperfetti ma più pensonali. Ogni riga esprimeva tutto l’affetto e la simpatia per la persona che doveva ricevere la lettera.
Una lettera spedita arrivava quando voleva, si aspettava il postino alla finestra, era lui il vassallo della nostra amicizia lontana.
Neanche la busta era comune dalle chiacchiere, c’era sempre quella cosa importante da dire anche una volta che la lettera era stata sigillata.
Ad una lettera si affidavano i sospiri di un amore estivo, e se non si riceveva risposta si poteva sempre dare la colpa alle poste: il postino, talvolta migliore amico, talvolta nemico.
L’amico di penna era importante, a lui si potevano confessare segreti inconfessabili, a lui si raccontavano cose di tutti i giorni come fossero meravigliose avventure.
L’amico di penna era speciale, un amico segreto solo nostro, da non dividere con nessuno.
Oggi i bambini non si scambiano più l’indirizzo di casa, si scambiano il contatto Facebook dei genitori, distribuiscono mail che non verranno più utilizzate perché i contatti nel mondo digitale si perdono.
Un grande abbandonato dei nostri tempi è il citofono.
“Ciao sono io scendi?” Quante volte lo ho detto nei pomeriggi estivi quando, finito di mangiare, si correva in cortile per giocare con gli amici? A volte non rispondeva nessuno, era impossibile sapere se l'amico era in casa oppure no.I genitori sapevano sempre che faccia avevano gli amici dei figli: erano quelli che suonavano al campanello, quella testa che si vedeva sbucare sotto la finestra. Ricordo le attese davanti ad un portone. E’ strano come si può provare nostalgia per una cosa che una volta si considerava tanto noiosa.
Stefania D'Elia
Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.
Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.