Lavorare da casa, tra scarpette e lavatrici da stendere...
Una mamma che lavora da casa, che sia su internet o altro, passa 9 mesi a ripetersi che è in grado di gestire tutto, che è capace di districarsi tra gli impegni suoi e dei bambini, che riuscirà a fare tutto mentre i bambini fuori casa e che il suoi lavoro vale tanto quando quello di chi lavora fuori casa.
Poi arrivano le vacanze. Che siano estive o natalizie poco importa, quello che importa è che i bambini sono a casa, il lavoro anche e le faccende domestiche si sommano al resto creando una catasta insormontabile e in equilibrio molto precario.
Il marito ti saluta la mattina sulla porta di casa, ti lancia anche uno sguardo vagamente accusatore "guarda io vado, mentre tu sei a casa con loro". Un pochino invidia i giochi, il pigiama che ancora indossi i capelli per aria e la tazza di caffè che stringi tra le mani.
Ti da un bacio leggero (è pur sempre mattina e tu devi ancora lavarti i denti) esce di casa e tu senti per la prima (di ennemila volte) la parola "mammaaaaa!!!" La parola "mammaaaaa" è la panacea di tutti i mali, il rifugio sicuro di ogni bambino. Un figlio lo ripete come un mantra, mentre alla genitrice inizia un leggero tremore al labbro superiore.
Una mamma lavoratrice da casa è di norma molto ottimista: pensa infatti di riuscire a ritagliarsi il tempo per fare il suo lavoro. In effetti dopo che ha caricato la lavatrice, svuotato la lavastoviglie, spazzato il pavimento, dato una pulita al bagno che se arriva qualcuno chiama diretto l'ufficio igiene, (e chi altro dovrebbe farlo? Insomma lei è a casa), riesce a mettersi un attimo seduta al computer, a patto però di riuscire a ignorare il caos che regna a casa, visto che i bambini giocavano si da soli, la il gioco consisteva nel tirare fuori dalle scatole tutti i giochi presenti in casa.
Come dicevo, la mamma si siede al computer quando una voce si leva dal basso "mammaaaaa" "Cosa?" "Giochiamo?" "Adesso non posso ho da fare, giochiamo dopo, ok?" "Ok."
"Mammaaaa" "Cosa?" "Dove sono le scarpe della Barbie?" "Boh, amore. Prove a cercarle."
"Mammaaaaa" "Cosa?" " Mi aiuti a cercare le scarpe di Barbie?" Rifiutarsi è inutile, lo sai anche tu, quindi inizia la ricerca delle scarpette. Il problema è che finisce che tu cerchi le scarpette e che tua figlia gioca con il Lego.
Rinunci e ti rimetti al computer, quando arriva il fratello. "Mamma?" "Cosa?" "Mamma?" "Cosa?" "Mammaaaa?" "Cosaaaa?" "MAMMAAAA?" "COSA!?!" "Niente, io dico Mamma!" "...." Capisci che è arrivato il momento di un altro caffè, tanto la lavatrice ha finito e devi stendere. Solo che prima devi ritirare il bucato asciutto, cosa che ti eri dimenticata di fare.
Intanto che stendi pensi a quello che hai da fare, le parole scorrono e hai tutto perfettamente in mente, manca solo da scriverlo: ti senti ad un ottimo punto: carica e ottimista, appunto.
Devi solo cucinare, caricare la lavastoviglie e puoi sederti a lavorare.
Riesci a sederti finalmente, con i My little Pony che ti chiacchierano nell'orecchio cerchi di ricordare cosa volevi scrivere: non ne hai idea. Appunto mentale, prendere degli appunti non solo mentali.
Pensi e ripensi, non ne hai idea, ma in compenso ti ritrovi a canticchiare la sigla dei My Little Pony. Ti chiedi quanto manca all'inizio della scuola e intanto invidi le tue colleghe mamme, quelle che lavorano in un ufficio, quelle che hanno si i sensi di colpa ma almeno li affrontano senza cercare le microscopiche scarpe di Barbie.
Stefania D'Elia
Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.
Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.