A scuola, prepararsi allo studio
La scuola.
Questa semplice parola racchiude un intero universo ricco di molteplici emozioni: rabbia, paura, gioia, soddisfazione, nottate passate sui libri. Chiunque di noi ha sperimentato, nella propria vita, la fatica dello studio, l'ansia di un esame, la soddisfazione di un bel voto, come studenti. Poi, ha passato il testimone ai propri figli e si è scoperto genitore: attore non protagonista, aiuto fidato, pronto a telefonare agli altri genitori: “Senti, domani i compiti di grammatica ci sono? Ma quanti sono? E perché sul diario non sono scritti?”. La scuola è una fatica. Non ci sono storie. Soprattutto oggi, la vita, così frenetica e trascinante, non perdona un errore.
Non bastano le ore scolastiche, la vera maratona per i genitori inizia dalle 16.00 del pomeriggio in avanti. Vogliamo parlare dei compleanni? Far combaciare l'innumerevole sfilza di compleanni a cui “devo-proprio-partecipare-altrimenti-ne-va-della-vita-sociale-di-mio-figlio” richiede una capacità organizzativa non indifferente, soprattutto perché vanno incastrati al corso di calcio, basket, nuoto, danza, motricità....
I compiti si innestano in questa routine dai ritmi incalzanti e febbrili. Croce e delizia degli studenti, i compiti sono un fardello da svolgere quotidianamente, spesso anticipati dai continui richiami e inviti ad iniziarli prima che arrivi l'ora di cena. Non sempre questo accade. Da studentessa prima e operatrice poi, ho sempre messo in pratica una semplice regola: lo studio è una risorsa per me, un amico che mi aiuta a diventare più grande e a capire più cose. Ho sempre amato studiare, anche quando greco al liceo mi faceva impazzire: ho sempre modellato lo studio in base alle mie esigenze, mai il contrario. Sembra una banalità, ma non lo è affatto. Modello il mio studio in base alla mia capacità di concentrarmi. Lo studio, infatti, è una palestra. Più vado in palestra, più i muscoli si vedono.
La concentrazione dev'essere allenata. Più studio bene, più mi alleno e, dunque, i frutti sono evidenti. Lo studio necessita di regole.
Possiamo aiutare i nostri figli a concentrarsi per fare i compiti? Sì che possiamo!
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“Riposati li lavora meglio”: mai iniziare quando sono troppo stanchi.
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Soddisfiamo i loro bisogni primari, in modo che non siano d'intralcio alla loro attività. Prima di iniziare chiediamo loro se hanno fame, freddo, devono andare in bagno... Così non avranno scuse per distrarsi.
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Predisporre un ambiente adatto allo studio. Bando alla confusione e al viavai. Mantenere un angolo dedicato allo scuola, in cui sono ordinati libri, quaderni e materiale. E' preferibile che il luogo scelto per svolgere i compiti sia fisso.
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Stabilire routine di lavoro; prediligere, concordemente con i propri impegni, un orario fisso di inizio compiti e uno di fine.
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Aiutateli a riconoscere piano piano il loro metodo di studio privilegiato. Ognuno di noi è diverso.
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Non studiare troppo. Sembra una contraddizione, ma è meglio impiegare un'ora in cui si è concentrati, piuttosto che tre ore in cui si legge una riga e poi ci si perde nelle proprie fantasie. La qualità, spesso, è inversamente proporzionale alla quantità.
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Lo studio con compagni: utile il giorno prima della verifica, in cui si controllano le conoscenze acquisite attraverso uno studio fatto singolarmente.
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Conoscere il lavoro da svolgere: se non sono sicuri dei compiti assegnati, chiamare un compagno per evitare una sgradita sorpresa alle nove di sera o, ancora peggio, il giorno dopo.
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Aiuteli a “mettersi avanti”. Trucco semplice per evitare i pomeriggi infernali prima di una verifica. Programmate quotidianamente la preparazione di una verifica -anche solo una pagina- che sembra ancora molto lontana...
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Aiutateli a riconoscere la stanchezza e programmate brevi pause.
Il filo comune che lega queste regole è, sicuramente, la conoscenza di sè. Il saggio greco amava ripetere: “Conosci te stesso”. Mai affermazione fu più vera. La conoscenza di sé, delle proprie capacità, delle proprie risorse e limiti è il nodo cruciale, il mistero ma anche la chiave per poter trovare un equilibrio tra i propri bisogni e le richieste del contesto in cui lo studente è calato. Sapersi conoscere -e anche amare- è un percorso lungo, fatto di tentativi e di errori, in grado però di donare la chiave di volta nella risoluzione delle difficoltà e nel renderci un pochino più smaliziati e consapevoli.
La foto di copertina è della nostra Francesca.
Questo articolo mi è stato inviato da Chiara circa un anno fa, purtroppo a un certo punto l'ho persa, nel senso che le mail che le inviavo mi tornavano indietro, mi piacerebbe ritrovarla. Pubblico la sua presentazione, se qualcuno la riconosce, le dica che "cerchiamo Chiara disperatamente!".
Laureata in psicologia, specializzata in età evolutiva, tutor per ragazzi con DSA e disturbi dell'apprendimento, tirocinante presso “Centro di apprendimento Tice”e “Cooperativa Arcobaleno Servizi”. Socia fondatrice della Cooperativa Sottovoce, servizi sociali per il disagio adulto e dell'età evolutiva.
La mia vocazione nasce (quasi) per scherzo, grazie ad una mamma che mi ha spinto a mettere a disposizione la mia passione per i bimbi in difficoltà alle prese con scuola e compiti difficili da affrontare. Ho anche un marito e una gatta, vado a letto tardi, bevo caffè, sono poco brava in cucina e nelle faccende domestiche, preferisco essere “la mente” perché essere il braccio non mi viene poi così bene."
Stefania D'Elia
Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.
Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.