Stanno crescendo... 7 segnali di indipendenza
Passa il tempo e il piccolo fagotto urlante che tenevamo in braccio appena tornati dall'ospedale, oggi è diventato un bambino autonomo: non ci chiama più per qualsiasi problema, ha degli amici (che magari a noi neanche fanno impazzire) e ha la sua opinione su un sacco di cose. Insomma, i nostri bambini sono alla scoperta della loro indipendenza!
Quali sono i segni inequivocabili che una mamma -e un papà- possono cogliere per capire che il loro “piccolo di casa” sta diventando grande.
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La doccia. Quando ti dice: “mamma, vai pure, la doccia la faccio da solo.”
A questa siamo arrivati al compromesso che io sto in bagno con lei ma non la aiuto. Principalmente per 2 motivi: ho paura che scivoli all’interno della doccia (e temo che questa paura mi passerà quando avrà 45 anni... forse), mia figlia da sola in doccia sarebbe in grado di esaurire le riserve idriche nazionali; -
A casa da solo. “Mamma vai da sola” (a prendere il fratellino, a fare la spesa, a portare quella cosa urgente a casa della vicina) ”io sto qui”. Bambini a casa da soli, argomento ostico che ho già trattato in precedenza;
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Al parco. Ti accorgi che tuo figlio è grande quando non fai in tempo ad arrivare che lui si è già volatilizzata da qualche parte insieme ai suoi amici. Ci provi a tenerli sott’occhio ma è praticamente impossibile perché saltellano come furetti impazziti da una parte all’altra.
Guardi come si comportano gli altri genitori e non puoi fare altro che accettare il fatto che ormai non sei più una presenza indispensabile 24 ore al giorno. E dai alla fine questa cosa ci fa tirare anche il fiato.
Noi per prevenire infarti abbiamo munito nostra figlia di un walkie talkie: non sarà a portata di occhio ma per lo meno è a portata di orecchio; -
Le domande difficili. Le “domande difficili” iniziano più o meno a 2 anni e mezzo con la fase del “perché”. Solo che poi diventano veri e propri interrogatori da cui si vorrebbe scappare.
Alcuni esempi familiari “ma mamma chi ha costruito il mondo?”
“Da dove è nato il primo bambino?”, seguito dal “Ma allora il primo pulcino è nato da un dinosauro?” (le mie spiegazioni sull’evoluzione hanno bisogno di una ripetizione...)
“Da dove nascono i colori?”,
“Ma una volta che un bambino è nella pancia da dove esce? E fa male?”
“Ma quando io sarò grande e avrò dei figli con M. perché non possono prendere il mio cognome?” Ok, questa domanda non è difficile, ma diventa difficile consolare il papà colto da crepacuore appena ha sentito la domanda; -
La nudità. “Mamma esci che mi devo cambiare e mi vergogno” Fino al giorno prima si mostrava in costume adamitico con fiera disinvoltura davanti a chiunque, e poi un giorno ne esce così. Noi mamme non possiamo fare altro che accettare che il tempo passa...
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La scrivania nuova. La scrivania è il simbolo casalingo del passaggio dalla scuola d’infanzia alla scuola elementare. Il segno tangibile che siamo entrati nell’era dei compiti.
Qui la scrivania viene venerata, vezzeggiata, mostrata con orgoglio a ignari visitatori. La scrivania è il piccolo mondo di un bambino racchiuso in una tavola di compensato. Nei suoi cassetti protegge segreti, sulla sua superficie accoglie sogni. -
Le litigate con gli amici. I litigi sono diversi: non sono più solo per il possesso di un giocattolo, ma sono più profondi: incomprensioni e prese in giro che feriscono come una coltellata. I bambini, con il loro modo di essere diretto, possono ferire, senza neanche rendersene conto e proteggere da queste ferite non è sempre facile.
A volte possiamo solo guardare e lasciar fare: permettere ai nostri figli di affinare le armi che useranno tutta la vita.
Da parte nostra possiamo insegnare il rispetto per il prossimo che sia una persona, un animale o semplicemente un oggetto.
Insomma mi capita di guardare la mia bambina e di vedere nei suoi tratti, nelle sue espressioni la donna che sarà. I suoi sorrisi, i pianti, le risate le piccole grandi delusioni che mutano il suo viso sono lo specchio del suo domani.
Mi godo i suoi abbracci i suoi bacetti umidi e un po' anche i suoi calci notturni... perché so che un giorno, quando il suo cammino verso l'indipendenza si sarà concluso, saranno tutte cose che mi mancheranno tantissimo.
Stefania D'Elia
Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.
Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.