Niente panico a tavola in 10 mosse

Giovedì 23 Ottobre 2014

Capita a volte di passare un'ora in cucina per preparare quel piatto speciale, quello che piace tanto ai nostri bambini. Loro arrivano, lo guardano con aria schifata e ti dicono "non mi piace!" Tu non capisci. Fino al giorno non si poteva manciare altro, e anzi, la settimana scorsa ha pianto per un'ora perché in tavola c'era qualcos'altro.

Altre volte, il piccolo che si dichiara famelico per tutto il pomeriggio arrivato a tavola sbocconcella un paio di bocconi prima di dichiarsi pieno. Ma come è possibile?

Il momento del pasto è delicato, può causare stati di profonda ansia o di conflitto all’interno della famiglia. Nella stragrande maggioranza dei casi siamo di fronte ad un falso problema o per meglio dire un problema legato a fenomeni psicologici e relazionali che si sono creati nel contesto familiare ed a volte anche scolastico.

Di fronte ad un bambino inappetente va valutato in prima istanza lo stato generale del bambino. Un bambino tonico, vivace, reattivo ma soprattutto con grande voglia di giocare, di relazionare sicuramente non è un bambino con patologia; viceversa astenia, apatia, ipotonicità e soprattutto tristezza con astensione dalla vita sociale della famiglia o della comunità in cui è inserito devono essere dei campanelli d’allarme verso una sofferenza organica o psicologica del nostro bambino.

Altro caposaldo da valutare sempre è la corretta offerta di cibo al bambino. La corretta offerta di cibo al bambino va iniziata fin dalla nascita , il nostro piccolo va ascoltato, va lentamente compreso quello che ci comunica, va dato il giusto significato al mangiare. Spesso il bambino inappetente è frutto di un disagio alimentare con una proposta sempre carica di angosce o ricatti.

Alcune indicazioni di base comunque si possono dare :

1) Evitare di piluccare fuori pasto, soprattutto alimenti calorici di facile assunzione .

2) Non prolungare esageratamente il tempo del pasto, una mezzora è più che sufficiente, dopo subentra stanchezza, noia e possono iniziare bracci di ferro.

3) Non riproporre dopo mezzora il pasto rifiutato.

4) Se c’è rifiuto non riproporne un altro, si può saltare un pasto, massimo offrire un po’ di frutta.

5) Non trasformare il momento del pasto in un gioco, sono momenti entrambi importanti per il bambino ma che devono essere tenuti ben distinti

6) Coinvolgere il bambino nella preparazione dei cibi, se possibile partecipare al suo pasto. Ad ogni età un bambino può essere parte attiva nella creazione del pasto, ricavandone conoscenze sulla storia e le proprietà dei vari alimenti.

7) Se il cibo è rifiutato con decisione aspettare qualche settimana a riproporlo, modificando magari qualche aspetto nella preparazione e presentazione.

8) Non servire porzioni troppo abbondanti, i pasti devono essere armonizzati tra loro sia in termini di porzioni, che vanno riviste al ribasso, che di composizione, in modo da consentire una adeguata assunzione di fibra, carboidrati a lento assorbimento, calcio e ferro.

9) Non dare troppo da bere prima dei pasti, l’offerta deve accompagnare e/o seguire il pasto e deve essere categoricamente di sola acqua, se possibile di rubinetto.

10) Non lasciarsi prendere dal panico o dal nervosismo, aver sempre fiducia nelle capacità di autoregolarsi del nostro bambino. E’ importante non rendere protagonista il bambino che rifiuta il pasto; se il bambino è in salute non dobbiamo far si che sul rifiuto del pasto si creino stati di protagonismo.

Il mangiare sano si costruisce un po’ alla volta soprattutto con il continuo esempio verso la quantità e qualità degli alimenti. Va sostenuta e rispettata la libertà e l’indipendenza dei nostri bambini, loro hanno innato quel sensore che li spinge a mangiare quando ne sentono il bisogno e smettere quando questo finisce ed a scegliere la loro dieta più adeguata. Noi adulti dobbiamo fare delle proposte corrette, figlie della nostra sana alimentazione, con serenità senza distorcere il significato della alimentazione e senza condizionamenti da stereotipi tanto pubblicizzati.


Stefania D'Elia Stefania D'elia su Facebook

Stefania D'Elia

Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.

Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.