Sullo sciopero del 5 maggio. Una mamma
Quando Gaia è tornata a casa sventolando l'ennesimo foglio di uno sciopero la mia prima reazione è stato un poco democratico "ancora??". Perché lo sciopero a scuola è una scocciatura per noi mamme che, diciamocela tutta, un pochino le maestre, con i loro 3 mesi di ferie in estate un pochino le invidiamo sempre.
Quello che invece si dimentica è che a quella persona, che sia la maestra della materna o il professore dell'ultimo anno delle superiori noi affidiamo i nostri figli, sono i nostri sostituti, per un numero, talvolta molto alto di ore, hanno sott'occhio i nostri bambini. Sono loro che sanno come si comportano quando sono insieme agli amici, sono loro che assistono e consolano i piccoli drammi quotidiani: un litigio, un brutto voto, la frustrazione di non aver compreso la lezione.
E' a loro che i nostri figli regalano sorrisi ed è a loro che si affidano quando ci salutano all'entrata della scuola. Gaia abbraccia le sue maestre all'uscita dell scuola, una cosa che mi incanta ogni volta. Io che "il maestro era simpatico ma in ogni caso un essere un po' mitologico e distaccato. Il maestro stava sempre un gradino in alto, quasi non fosse una persona vera, ma più un essere mitologico in grado di determinare l'andamento della giornata.
Avranno 3 mesi di vacanza in estate, ma per gli altri 9 sono impegnati a prendersi cura dei nostri bambini, un compito non da poco... decisamente.
Il 5 maggio si sciopera. Si sciopera perché la scuola non sta andando bene come ci fanno credere e perché solo così è possibile far sentire la nostra voce. Il 5 maggio non si sciopera per gli insegnanti, si sciopera per la scuola e la scuola siamo noi (non dimenticate che viene pagata con le nostre tasse) e la scuola è soprattutto i nostri figli. Sono loro che ogni giorno siedono sui banchi pronti ad apprendere come spugne.
Del perché di questo sciopero se ne è già detto abbastanza, vi invito a leggerlo perché io non vi saprei dire nulla di più.
Però io, come mamma cosa posso chiedere alla scuola? Ecco, la scuola che vorrei.
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La scuola, tutte le scuole devono essere un posto sicuro. E' inutile parlare di E-reader e informatica quando i tetti ci crollano sulla testa.
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La scuola che vorremmo è una scuola che rispetta la diversità del singolo, le sue idee, il suo modo di imparare, che non banalizza i concetti che non li riduce a frammenti di sapere, che non rende tutti bravi soldatini ma persone in grado di pensare autonomamente e, se del caso, di dire no!
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Vorrei una scuola piena di colori. Si, mi piace che nella classe di Gaia ci siano bambini che provengono da tutto il mondo. Mi piace la sera mettermi con lei davanti al mappamondo e dire "vedi? A. viene da qui, ha fatto un lungo viaggio per arrivare in Italia!" Vorrei che si parlasse di più delle diverse culture. Vorrei che la pace, di cui tanto parlano a scuola non fosse solo una cosa teorica.
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Vorrei una scuola in cui le lezioni si fanno all'aperto, quando il tempo lo permette, magari in un prato con i fiori che fanno il solletico.
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Vorrei che genitori e insegnanti potessero parlare e scambiarsi opinioni.
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Vorrei tante cose per la mia scuola, ma soprattutto insegnanti sereni, perché loro sono tutto.
Quando era il momento di iscrivere mia figlia in prima mi sono trovata indecisa tra un paio di scuole. Indecisione condivisa anche da altre mamme, per poi arrivare tutte alla medesima conclusione "tanto alla fine è una questione di fortuna a beccare i maestri giusti".
E le nostre maestre non solo sono giuste, sono perfette. Gaia è stata fortunata e se loro, il 5 maggio scioperano. Io sono con loro.
Stefania D'Elia
Sono mamma di 2 bambini di 5 e 3 (quasi) anni. Sono stata per anni un’impiegata, poi un licenziamento e la mia vita è cambiata.
Ho scelto di cavalcare gli eventi e ho iniziato a scrivere; di me, di noi, delle mamme. Ho gestito per mesi un magazine on-line, ho un blog personale e scrivo articoli che parlano di donne e famiglia su www.trentoblog.it e ora sono alla ricerca di nuove sfide.