Nuoto: del perché a noi piace tanto l'acqua
So di non essere la persona più adatta del mondo a parlare di sport. Io che considero lo stacco divano/bagno prima di mio marito degno di una medaglia olimpica (e lo credo fermamente) ma per quello che riguarda Samuel e Gaia ho cercato in tutti i modo di spingerli verso una carriera più sportiva.
Non puntiamo a grandi risultati ma hanno sempre frequentato la palestra e soprattutto passano all'aria aperta ogni singolo minuto di bel tempo. A correre nell'erba a fare capriole e arrampicarsi sugli alberi. Credo di aver fatto un bel lavoro, perché sto allevando due scimmiette perennemente sporche di terra e fango.
Tra i vari altri adorano entrambi il nuoto. Siamo avvantaggiati: abitiamo a 7 minuti di passeggiata dalla piscina, poco persino per una persona particolarmente pigra (in quel caso comunque c'è sempre un comodo parcheggio), e alla scuola di Gaia hanno organizzato un corso di nuoto. Un'ora alla settimana, di cui due perse tra spogliarsi prima e fare la doccia e rivestirsi poi, ma l'importante è prendere confidenza con l'acqua cosa che non ha tutti è permessa.
A me ad esempio, nella mia infanzia, equipaggiata con una mamma assolutamente idrorepellente (veniva colta da attacchi d'ansia se solo mi avvicinavo ad una pozzanghera più profonda della suola di una scarpa), non ho mai imparato a nuotare. Mettiamoci poi che trovo assolutamente contro natura che la testa entri in acqua prima del resto del corpo e abbiamo chiuso il cerchio.
Avevo deciso fin da subito che per i miei figli non sarebbe stato così. Perché? Forse solo per non trasmettere le mie fobie. Forse perché trovo molto triste che ci siano bambini che abbiano paura dei cani solo perché la loro mamma era stata morsa tanti anni fa.
Così Gaia non ha fatto in tempo a compiere i suoi 3 mesi che già aveva iniziato a fare il suo primo corso di acquaticità. E poi il secondo. E poi il primo corso di nuoto a tre anni, quando la sua maestra mi ha riempito il cuore d'orgoglio dicendo "questa bambina quando è in acqua è nel suo elemento". Ed è così che siamo arrivati alle Olimpiadi. No. Scherzo.
E' così che ha continuato a nuotare, un po' per gioco un po' più seriamente. Con il suo entusiasmo è riuscita a coinvolgere anche il suo fratellino che in un primo momento si era dimostrato più titubante. Ci ha messo un po' di più, ma ora credo che anche lui, quando è in acqua si trovi "nel suo elemento".
Abbiamo cercato di non trasmettere mai paura, ma al contempo di non farli mai sentire troppo sicuri. Ci piace quando prendono coraggio e fanno qualcosa di nuovo, ma l'importante è che abbiano capito che con l'acqua non si scherza e che si sta sempre vicini a mamma, papà o qualsiasi altro adulto di riferimento.
So che Gaia lo ha capito molto bene. So anche che con Samuel è un po' più dura perché ha quella prerogativa tutta maschile del “Faccio tutto da solo”, ma ci stiamo lavorando. E per non sbagliare li abbiamo iscritti entrambi ad un corso di nuoto.
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