Come e perché ho spiegato Parigi a mia figlia

Giovedì 19 Novembre 2015

Non avevo l'intenzione di parlare a Gaia e Samuel di quello che è successo a Parigi. Un po' perché credo che abbiano ancora bisogno di crescere nel loro mondo di caramelle candite, un po' perché ci sarebbero così tante cose che allora dovrei raccontare loro sulle brutture del mondo che non basterebbe una vita intera.

Poi l'altro giorno mentre eravamo a teatro ad uno spettacolo di bambini, la responsabile della sala ha chiesto di fare "un minuto di silenzio per le vittime di Parigi". Mi sono accorta che io potevo anche stare zitta e nascondere la testa sotto la sabbia. Ma il mondo intorno a noi non lo stava facendo. Quello che è successo a Parigi ci ha condizionato, ma modificato le nostre vite. Forse tra qualche giorno tornerà tutto come prima, ma per ora tutto riuta intorno alla torre Eiffel.

Samuel si è dimostrato subito poco interessato all'argomento ha 5 anni e mezzo e va ancora alla materna, può permettersi di vivere in mezzo alle caramelle. Gaia no. Gaia va alle elementari. Gaia sa che esiste la guerra, lo ha capito attraverso i tuoi compagni di classe di tutti i colori e di tutte le razze. Lo ha capito perché alcune mamme dei suoi compagni non parlano molto bene l'italiano e che sono venuti qui di corsa.

 

Le ho detto, che le volevo parlare di una cosa che era successa qualche giorno prima, e che gliene parlavo perché preferivo che l’argomento lo si affrontasse a casa piuttosto che qualche amico le dicesse qualcosa che la poteva spaventare. Le ho spiegato che a Parigi alcune persone cattive avevano sparato sulla folla che c'erano stati dei morti. Mi ha guardato spaventata e mi ha chiesto se a Parigi erano morti tutti. Le ho detto di no, ma che erano comunque molte persone.

Si è tranquillizzata: se ci sono ancora persone si può ricostruire, si può andare avanti. Mi è piaciuto il suo modo di focalizzarsi sui vivi e non sui morti. Mi è sembrato il miglior inno alla speranza a cui potevo aspirare da una bambina di 8 anni. Non ha voluto sapere chi erano queste persone cattive e perché lo hanno fatto. E forse è meglio così, non abbiamo messo etichette, abbiamo lasciato che i terroristi rimanessero senza volto, non vogliamo avere paura. di nessuno noi qui!

Poi abbiamo iniziato a parlare di altro con leggerezza. Perché a 8 anni deve essere così, il mondo che ci circonda non deve condizionareil loro modo di essere e di essere.




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