Telecamere negli asili: sono davvero utili?
Già da qualche tempo si parla della possibilità di installare telecamere a circuito chiuso negli asili nido e nelle materne, ma nell’ultimo periodo il tema si è fatto particolarmente caldo. Sarà che i casi di maestre che hanno esercitato in qualche modo abusi fisici o psicologici ai danni dei bambini non si sono mai fermati, negli anni.
Pistoia nel 2009, Roma nel 2013, ma anche Modena, Pisa e l'ultimo caso che è arrivato alla cronaca, Grosseto: le città coinvolte in questi fatti di cronaca sono molte, troppe. Sospetti, conferme, schiaffi, insulti, video realizzati di nascosto dalla polizia e poi rimbalzati tra testate on line e tg in cui vengono mostrate scene di violenza che vorremmo subito dimenticare.
Maltrattamenti ai bimbi nelle scuole: esiste un modo di prevenirle?
Possibile che non ci sia un modo per fermare tutto questo? Quanti altri bimbi dovranno essere maltrattati e umiliati, prima che si faccia qualcosa? Secondo alcuni utenti in Rete, ad esempio, imporre l’uso delle telecamere in questi istituti potrebbe essere la soluzione.
Ma questa è solo la punta dell’iceberg della proposta su cui si basa la petizione pubblicata su change.org, che ha già trovato l’appoggio di più di 16.000 sostenitori. Il numero cresce praticamente di giorno in giorno, così come aumenta il numero di membri della pagina Facebook “Sì alle telecamere”, che al momento può contare sul sostegno di più di 44.800 utenti.
Sono stata subito favorevolmente colpita dall’ipotesi. Ricordo ancora, infatti, quanto sia stata dura iscrivere al nido mio figlio. Quanto avrei voluto una telecamera, all’epoca. Poi si è instaurato un rapporto di stima e fiducia con le maestre, ma ora il mio bambino che dovrà andare alla materna il problema si ripropone e sì, se sapessi che qualcuno veglia sull’andamento della giornata mi sentirei più sicura.
Non è del mio stesso avviso Annalisa Aloisi, con cui mi sono recentemente confrontata sulla questione e che mi ha dato non pochi spunti su cui riflettere.
Telecamere a scuola sì o no? Due visioni a confronto
Annalisa: Avere sott'occhio i bambini 24 ore su 24, secondo me, è più una nostra necessità di genitori ansiosi. Credo che dovremmo fidarci meno del terrorismo psicologico dei Tg e di più delle maestre a cui affidiamo i bambini. Filmare le maestre risolverebbe il problema o ne creerebbe di nuovi? Io penso già alla mamma iperprotettiva che chiede di visionare il filmato, se il bimbo ha ricevuto un graffio da un altro bimbo.
Beatrice: I video, però, non sarebbero ad uso e consumo delle famiglie o dei dirigenti scolastici, ma sarebbero visionabili solo dalle Forze dell’Ordine e potrebbero essere un utile strumento nei casi più gravi. Anche se capisco che si rischia che possa intervenire un certo grado di soggettività, nel ritenere un caso più o meno grave.
Annalisa: Credo che le Forze dell'Ordine non possano avere anche questo compito, peraltro nel 95% dei casi del tutto inutile.
Beatrice: E' vero che dobbiamo imparare a fidarci, ma parliamo anche di soggetti che spesso non possono esprimere il proprio malessere. Si parla anche di installare sistemi simili anche nei centri per anziani e per disabili, infatti. Oppure nelle scuole elementari e medie per prevenire atti di bullismo, per esempio.
Annalisa: Le telecamere alle elementari e alle medie le capisco di più. Soprattutto durante la ricreazione, visto che in quegli anni ci sono i bulli e le maestre non riescono a controllare sempre tutto. Inoltre i bambini mentono ai genitori per paura di rimanere esclusi o di peggiorare la propria situazione. Ma ciò che non funziona è il controllo a monte, il controllo sulla stabilità e la prevenzione del burnout dell'operatore. All'asilo tu affidi un bambino alle maestre e devi permettergli di fare il loro lavoro.
Beatrice: Le telecamere però, in questo senso, potrebbero essere uno strumento a favore di chi il proprio lavoro lo fa bene. Come si legge sulla petizione, in cui si parla di “proteggere gli insegnanti da eventuali contraddittori da parte dei genitori”
Annalisa: I maestri si devono difendere dalla poca fiducia che i genitori ripongono in loro? Allora si parte proprio male. E’ già di per sé orribile il fatto che una maestra debba dimostrare di saper fare il suo mestiere, lavorando sotto l'occhio vigile di una telecamera, in modo che si sappia che lei non picchia i bambini.
Beatrice: Sì, è brutto non avere fiducia, ma credo che il rapporto si costruisca con il tempo e ho incontrato anche dei soggetti, a volte, che non rendono la vita facile ai genitori, con il loro atteggiamento.
Annalisa: Sì, ma c’è da dire che spesso le maestre hanno a che fare con genitori tosti, con cui è difficile rapportarsi. Se da una parte ci si chiude dall'altra è difficile aprirsi. Se facciamo il rapporto tra violenze domestiche e violenze negli asili, però, purtroppo i dati evidenziano quanto le prime siano più frequenti. Quindi dovremmo forse piazzare le telecamere nelle case, nelle parrocchie o sui campetti di calcio?
Beatrice: La richiesta delle telecamere, comunque, è accompagnata anche ad una richiesta di maggiori controlli periodici che testino la stabilità emotiva dell'operatore e questa è una cosa che sarebbe impossibile fare nelle famiglie. Nelle scuole, invece, si potrebbe. Nelle intenzioni della petizione c’è anche quella di richiedere una “supervisione nelle strutture con l’ausilio di un coordinatore pedagogico esterno”, per esempio, ma anche una selezione più accurata del personale e una formazione continua. Credo che almeno questo sia d’obbligo, anche se capisco che possa comportare un costo elevato.
Annalisa: Sì, la prevenzione è importante, è un problema ampiamente sottovalutato dai dirigenti ed ha un costo che aziende sanitarie, provincie e comuni non sono disposti a sostenere. Così come gli enti privati. Per questo dico, le telecamere sono la soluzione? Secondo me questa preoccupazione è eccessiva, è più sintomo di una psicosi collettiva, come tutto quello che si crea nei social. Io mi associo semplicemente a psicosi collettive diverse, magari.
Beatrice: Ecco, anche a causa dell’avvento dei social credo che la scuola debba trovare un nuovo modo di comunicare con le famiglie, per non creare un “muro contro muro”: mamme e papà possono alimentare i propri timori sui gruppi di Whatsapp, per esempio, e le informazioni, più o meno corrette che siano, girano velocemente sul Web. E’ normale che aumentino i timori.
Annalisa: Però mettiamoci anche un po’ in gioco come genitori: siamo attenti davvero a tutto? Perché ci sono anche genitori a cui qualcosa sfugge di brutto, fino all'evidenza. Insomma, nella vita scolastica dei nostri bambini noi ci dobbiamo essere. Affidarci alle telecamere non potrebbe significare anche un po’ demandare, in alcuni casi?
Dopo la mia conversazione con Annalisa ho continuato a pensare alle sue parole. E’ vero che dovremmo fidarci, ma quanto siamo disposti a mettere in gioco? Potremmo poi accettare le conseguenze, se dovessimo sbagliarci? Sono io ad essere caduta nella trappola del cosiddetto “circo mediatico”?
Beat
Sono un neo mamma alle prime armi con un bimbo bello e vivace. Ho deciso di seguire le mie passioni per farne un mestiere: scrivere per professione e organizzare eventi. Come molte colleghe in questi settori, sono una mamma precaria, ma felice, perché ho una famiglia stupenda!