Pet therapy: una risorsa per i bimbi e non solo
Negli anni la Pet-Therapy, si è fatta strada diventando sempre più concreta nelle strutture sensibili. Sono di fatto ormai dimostrati gli effetti benefici che questa co-terapia porta grazie al lavoro svolto dal conduttore dell'animale, con le altre figure professionali.
È una terapia che si svolge in molte strutture: negli ospedali, nelle case di riposo, nelle scuole (dalle scuole dell’infanzia alle scuole superiori), nei centri riabilitativi, nelle comunità di recupero, e anche nei penitenziari.
In base alla struttura, agli utenti beneficiari e alla loro storia personale, si sviluppa un piano di lavoro in équipe, con figure quali il responsabile di progetto, il medico veterinario, l’educatore professionale, il fisioterapista, l’infermiere e anche lo psicomotricista, atto a raggiungere nel tempo un miglioramento, a volte fisico riabilitativo, a volte psicologico e comportamentale. Per questa pratica si usano maggiormente i cani, i gatti, e i conigli, ci sono poi anche i cavalli (ippoterapia), e gli asini (onoterapia).
Come nasce un animale da Pet-Therapy? Chi è il suo conduttore?
Il protagonista principale di tutto questo è proprio l'animale, il co-protagonista è il conduttore, quasi sempre il proprietario. Quando si lavora con cani e gatti si utilizzano principalmente delle razze specifiche, adatte per il loro carattere, per la loro sopportazione al lavoro e alla presenza di persone estranee.
La scelta dell’animale adatto rappresenta un lavoro di tutela dell’animale stesso. Il conduttore che lavorerà poi a stretto contatto con il cane, deve acquisire una formazione professionale fatta di corsi preparatori, stage su campo e poi circa 200 ore di tirocinio, deve acquisire nozioni specifiche per poter poi lavorare in équipe e sostenere un esame finale per ottenere la qualifica professionale di operatore da Pet-Therapy rilasciato dalla scuola accreditata dove si svolge tutto il percorso formativo.
Questo percorso è aperto a diverse figure, dalla persona che ama gli animali, all'educatore cinofilo, al veterinario, e molti altri. Dal momento che si adotta un cane, per prepararlo alla Pet-Therapy, ci si deve appoggiare ad educatori cinofili professionali con anni di esperienza su campo, che ti aiuteranno fin dall'inizio, partendo addirittura dalla scelta del cucciolo, in quanto ci dev'essere una predisposizione iniziale genetica.
Il cucciolo che arriva in casa solitamente ha circa due mesi e, oltre all'educazione di base, dovrà essere preparato per la formazione e la sensibilizzazione da Pet-Therapy che di solito dura circa due anni. Il cane da lavoro non può essere impiegato per molti anni e nè per molte ore settimanali, in quanto la sua tutela viene prima di tutto, e prima o poi va anche lui in "pensione". Infatti chi lo fa per lavoro avrà più cani a disposizione per poter lavorare in più strutture e per più ore a settimana.
Esiste una carta dei valori che si chiama CARTA MODENA, una forma di tutela dei valori e dei principi sulla Pet-Therapy, che si deve usare sempre.
La mia esperienza con la Pet Therapy
La mia diretta esperienza è stata svolta con la mia adorata cagnolina Dharma, una labrador retriever color miele che ora ha sette anni. Ho fatto tutta la parte di formazione a Trento, poi è arrivata lei, e abbiamo cominciato insieme un percorso durato fino ai suoi quattro anni.
Dopo la sua formazione, siamo andate nelle case di riposo e abbiamo seguito progetti con gli anziani, siamo andate nelle scuole elementari a sensibilizzare i bambini, abbiamo seguito progetti su pazienti affetti da diverse patologie presso case di riabilitazione, abbiamo seguito un percorso presso una scuola superiore rivolta ai ragazzi con comportamenti da "bulli".
Alla fine dei percorsi, visti i risultati, mi sono sempre commossa e da grande amante degli animali, ho rafforzato dentro me l'idea che loro sono speciali, che ci aiutano sotto tanti punti di vista, e molte volte noi esseri umani non lo vediamo e non lo rispettiamo.
Dharma ha fatto anche a me Pet-Therapy nei momenti miei più difficili, lo ha fatto di nuovo con mia nipote, che era terrorizzata dai cani e ora mi chiama e mi chiede di portarla a passeggio e per me ogni volta, è una grande soddisfazione.
La pet therapy nelle scuole
Con la Pet-Therapy nelle scuole, ho visto mamme ricredersi sul non generalizzare per le loro paure, ho visto bambini talmente entusiasti di quello che può fare un cane, che un giorno un bambino mi disse: "Sai Michela, da quando vieni a trovarci ho deciso che da grande farò il veterinario"!
I nostri incontri nelle scuole servono principalmente a sensibilizzare il bambino attraverso il gioco e la relazione con il cane, ottenendo grande curiosità ed entusiasmo. Gli incontri si svolgono dividendo i bambini in gruppi per cane, di solito tre, e si svolgono attività ludiche, di cura, di informazioni generali su cosa vuole dire accogliere un cane in famiglia, cosa non fare con un cane che non si conosce, le varie razze, e poi noi, ascoltiamo le loro storie, di solito chi possiede già un cane è entusiasta nel rac-contarlo. Se è bel tempo si esce in cortile e si fanno giocare i bambini con il riporto della palla, con la condotta al guinzaglio.
In certe sessioni di lavoro invece, ho avuto a che fare con bambini autistici o con problemi di relazione sociale, qui si mettevano in atto attività principali come la cura del cane e di attività di gioco per aumentare principalmente l’autostima.
A tutt'oggi sostengo a pieni voti la Pet-Therapy, e spero che in futuro sia sempre più compresa ed accettata come forma di co-terapia. Mi auguro anche, che quando ne avrò bisogno io, ci sia qualcuno che venga a trovarmi con il suo cane, così potrò ancora godere della loro compagnia e dalla loro grande umanità, di cui non voglio fare a meno.