Fertility Day e Polemica Day: cos'è andato storto
Tutti pronti al Fertility Day? A quanto pare no. Sui social si è scatenata una polemica come non se ne vedevano…no scherzo, sui social le polemiche sono all’ordine del giorno, pane quotidiano. Ma diciamo che stavolta l’alzata di scudi è stata unanime e furiosa.
Cos’è il Fertility Day?
Il Ministero della Salute ha lanciato questa iniziativa per il 22 settembre. In sé non avrebbe nulla di sconvolgente. È un invito a cercare un figlio in giovane età, a non rimandare, a tutelare la propria salute. Insomma anche un invito a procreare, che il tasso di natalità in Italia è davvero molto basso.
Le finalità del Fertility day sono chiare ed esplicite:
- il pericolo della denatalità nel nostro Paese
- la bellezza della maternità e paternità
- il rischio delle malattie che impediscono di diventare genitori
- l’aiuto della Medicina per le donne e per gli uomini che non riescono ad avere bambini
Il problema sono gli esperti di comunicazione assunti dal Ministero, e chi ha deciso di approvare la campagna di sensibilizzazione, perché stavolta hanno toppato alla grande! Forse una comunicazione forte e impattante era nelle intensioni del Ministero, ma la reazione risentita della popolazione ha fatto mettere le mani nei capelli all’ufficio comunicazione.
Infatti la ministra Lorenzin, notizia di oggi ha fatto dietrofront e ha ritirato la campagna sui social. Nella speranza che la prossima sia di livello più decente. certo, difficile fare peggio di così.
Le ragioni dell’indignazione
“Il #fertilityday è un insulto a tutti: a chi non riesce a procreare e a chi vorrebbe ma non ha lavoro. E il 22 mi rovinerà il compleanno.” Ha twittato Roberto Saviano. Certo sentirsi dire che la fertilità è un bene comune non è propriamente lusinghiero
“Il #fertilityday è aberrante, retrogrado, indecente. Qualcosa di profondamente osceno, bigotto, razzista, sessista. Un abominio autentico, immorale e oscurantista. Ho passato tutta la giornata di ieri a sperare che fosse solo uno scherzo. E invece. Siamo davvero oltre ogni leggenda.” Scrive Andrea Scanzi, giornalista e scrittore
Le donne che per scelta, propria o altrui, non hanno ancora figli o decidono di cercarli dopo i 40 anni vengono messe alla gogna. Le giovani coppie d'altro canto spesso non hanno le possibilità economiche per prendere la decisione di avere un figlio, manca il lavoro, mancano i soldi, manca la stabilità.
Frasi come “Datti una mossa, non aspettare la cicogna” o “La bellezza non ha età, la fertilità sì” “Genitori giovani. Il miglior modo di sono più creativi”… forse non sono offensive, ma urtano la sensibilità di molti, così come urtano anche il buongusto.
Le intenzioni non sono del tutto sbagliate
Se non ci facciamo trascinare dall’onda emotiva social e analizziamo bene le ragioni della campagna promossa dal governo non è del tutto campata in aria, per ragioni che tutti noi ben conosciamo.
Fare un bambino dopo una certa età comporta dei rischi, per la mamma e per il bambino. Le ragioni mediche sono fondate. Certo, il rischio che il bambino resti figlio unico c’è eccome, anche se sottolineare che tale bambino sarà più sfortunato di chi ha fratelli è quantomeno indelicato e stupido. E comunque essere figli unici non è mica un handicap.
È più probabile che una coppia meno giovane si rechi in un centro per l’infertilità con conseguenti costi, per la coppia e per lo stato.
E poi ci sono i consigli saggi e ovvi. Non fumare, non bere, non drogarti, dati con la delicatezza di un panzer lanciato a tutta velocità. Verissimi, assolutamente, da non dare mai per scontati.
Concordate con me che, senza l’emotività scatenata dal web, le ragioni di base un senso ce l’hanno? farne un Fertility Day però…
Mi spiace ma stavolta la comunicazione di un governo che si fa un vanto delle sue capacità comunicative giovani e all’avanguardia si è dimostrato un epic-fail. Una campagna offensiva, becera e un filo sessista, proprio da chi fa del rispetto della donna un suo punto forte, almeno a parole.
Sensato nelle intenzioni, tremendo e tragico nelle modalità, il Fertility Day promette bene per i social, intasati da tanto sdegno, troppo spesso esagerato, eccessivo, drammatico e con un pelo di pathos di troppo, e pochi risultati dal punto di vista dell’informazione sociale quale voleva essere. Anche cambiare ora servirà a ben poco.
Peccato, un’opportunità sprecata. O forse no? Perché queste campagne che suscitano reazioni così forti vanno tanto di moda, fanno parlare di sé, smuovono le polemiche e un po’ anche le coscienze. Solo che non ne hai il controllo, vanno dove vogliono. E se un’azienda questo se lo può permettere (anche se è una politica miope e che a lungo temrine danneggia), il Ministero della salute sicuramente no.
Annalisa Aloisi
Sono Annalisa Aloisi, ho 38 anni, un marito, 2 bambini di 11 e 8 anni e due gattoni. Sono appassionata di libri, montagna, medicina e guarigione naturale e sono Master Reiki.
Alla perenne ricerca della mia strada, in continua revisione di me stessa, sogno di poter un giorno lavorare con le mie passioni..