Autosvezzamento: "Io mi svezzo da solo"

Mercoledì 05 Ottobre 2016

Oggi sarò un po’ polemica. Perché curiosando nella mia libreria mi è capitato tra le mani un libro che ho acquistato troppo tardi, ma che mi è stato comunque utile. Si tratta del libro di Lucio Piermarini “Io mi svezzo da solo. Conoscete?

Autosvezzamento: se lo avessi scoperto prima…

Quando ho comprato il libro Davide, il mio piccolo, aveva già un anno e mezzo, ma lo svezzamento non è mai stato facile. Sì, mangiava, ma non volentieri. Diciamo che si nutriva, ecco. Un po’ per mancanza di tempo, un po’ per stanchezza, un po’ per mancanza di conoscenza non avevo considerato l’autosvezzamento.

"Autosvezzamento è il termine inesatto ma semplice e immediato per indicare l’alimentazione complementare a richiesta: il più naturale, sano e rispettoso modo per una naturale evoluzione dell’alimentazione dei bambini dall’allattamento ai solidi, guidandoli attraverso il lento e graduale passaggio da una dieta a base di solo latte materno o artificiale all’universo dei cibi “dei grandi” per uno svezzamento senza traumi."

Qualche regola base?

  1. Ogni cosa a suo tempo. Ci sono alcuni segnali che indicano che il bambino è pronto al passaggio ai cibi solidi (lui, non il calendario). Deve aver perso il riflesso di estrusione, che porta a spingere fuori con la lingua come durante l’allattamento, e deve essere in grado di stare seduto. Può essere pronto a 6 mesi o magari dopo. Lasciati guidare dalla sua maturità.
  2. Si tratta di un’alimentazione complementare. Il latte deve rimanere l’alimento base del piccolo, imparando nel frattempo a conoscere altri cibi, consistenze, sapori e odori
  3. Puoi sminuzzare il cibo per facilitare la masticazione o puoi offrirlo in bastoncini o così com’è. Il piccolo imparerà a maneggiarlo, a masticarlo, a raggiungere, con il tempo, un senso di sazietà. Pazienza ed elasticità dovranno diventare le tue parole d’ordine.
  4. Autosvezzamento è anche rispetto del bambino, dei suoi gusti, che si stanno affinando e dei suoi rifiuti. Non mangia! Preoccupazione principale, ne so qualcosa. Ma oggi, tardi, so che i bambini non fanno digiuno, mangiano quello di cui hanno bisogno, sempre, con più saggezza di noi grandi.
  5. Autosvezzamento significa condividere i pasti tutti insieme, costruendo una dieta equilibrata e sana per tutti i componenti della famiglia.

Alimentazione complementare a richiesta: perché non viene consigliata?

io mi svezzo da solo Piermarini

Ma se l’alimentazione complementare a richiesta sembra così sana, giusta, adatta allo sviluppo graduale fisico e psichico del lattante, perché al momento dei 6 mesi i pediatri raramente la consigliano? E qui mi scatta la polemica.

Perché ho letto un articolo di una rivista, che ritengo la più sensata e la meno schierata commercialmente del panorama editoriale italiano sul tema infanzia, Un Pediatra Per Amico, con cui mi trovo assolutamente d’accordo:

“Nasconderebbe insidie e pericoli. Dicono sia meglio affidarsi al pediatra e al baby food. A noi sembra invece che le insidie si nascondano sempre negli stessi posti e che il comandamento da non infrangere sia sempre lo stesso: comprate, comprate, comprate.”

L’ACR si sta diffondendo sempre di più nelle famiglie. Non solo garantisce uno svezzamento sano e rispettoso, ma permette al bambino di apprezzare gusti e odori diversi, rendendolo…una buona forchetta, ma sana. Nessuna scaletta di introduzione, nessuna dilazione degli alimenti allergizzanti, nessuna quantità precostituita e nessuna età fissa per iniziare, anzi si raccomanda, dalle società scientifiche all’OMS e UNICEF, di rispettare i tempi di maturazione di ogni singolo bambino.

Cosa comporta questo secondo UPPA? Autonomia. Autonomia alla famiglia di decidere liberamente come alimentare il proprio bambino, anche senza rivolgersi ad alimenti specifici per l’infanzia. Brodi vegetali, creme, cereali in formulazioni apposite, liofilizzati e omogeneizzati, fino all’inutile e costosissimo latte crescita… quanto ho speso in alimenti per l’infanzia? Preferisco non fare i conti.

Pare che questo sia però un problema tutto italiano, dice Lucio Piermarini, “Al di là delle Alpi nessun pediatra, né di base né universitario, se ne cura, e l’uso di questi prodotti entra in discussione solo in merito ad una loro supposta praticità per non dover cucinare qualcosa in più apposta per il bambino, problema che con l’ACR è brillantemente superato.

Che questo atteggiamento non sia soltanto superficialità nordica lo testimoniano gli stessi esperti della Commissione Europea che, in documenti ufficiali, ne dichiarano la totale inutilità e raccomandano invece proprio l’uso degli alimenti di quella specifica famiglia. Ma le famiglie mangiano male! Certo, e precisamente questo è l’enorme vantaggio dell’ACR, che obbliga le famiglie ad aggiustare la propria dieta con benefici per tutti, piccoli e grandi.”

E non è solo l’autosvezzamento lo scoglio da affrontare in tema di alimentazione dei bambini. Da quando ho tolto la carne dalla nostra dieta gli ostacoli da superare, le barriere culturali, si sono presentate una dopo l’altra, dalla mensa della scuola fino allo studio del pediatra. Io l'adoro, ma non approva la mia scelta vegetariana per i bambini, raccomandandomi, con l’arrivo della pubertà, di rivalutare la questione insieme.

Se dovessi tornare indietro? Sì, mi affiderei all’autosvezzamento. Facile col senno di poi. Una cosa è fondamentale: informarsi, leggere, studiare, confrontarsi con il pediatra. E poi scegliere ciò che riteniamo meglio per i nostri figli.


Annalisa Aloisi Annalisa Aloisi su Facebook

Annalisa Aloisi

Sono Annalisa Aloisi, ho 38 anni, un marito, 2 bambini di 11 e 8 anni e due gattoni. Sono appassionata di libri, montagna, medicina e guarigione naturale e sono Master Reiki.

Alla perenne ricerca della mia strada, in continua revisione di me stessa, sogno di poter un giorno lavorare con le mie passioni..