Il coraggio di una bambina, la forza di una mamma
Non è mai bello parlare di malattie e tanto meno facile da gestire, quando la situazione ci tocca in prima persona.La malattia, spesso nel bambino, è affrontata come un evento drammatico e che incute paura, sopratutto per l'ansia che assale i genitori e che questi non riescono a far a meno di esternare.
Purtroppo in maniera particolare quando colpisce i propri figli, a maggior ragione se si tratta di tutt'altro che un banale malanno stagionale risolvibile senza complicazioni, viene molto difficile da gestire in maniera serena e tranquilla.
Come comportarsi? Come gestire la situazione senza buttare sul bimbo il fardello del dolore e della disperazione? La disperazione iniziale ci sarà e sarà inutile cercare di evitarla o tentare di sopprimerla, sarà inevitabile proprio perchè ci servirà a metabolizzare l'evento e renderci conto dell' uragano che ci ha travolto, rendendoci combattive e più forti di prima.
Per esperienza personale, mi permetto di consigliare di far gravare il meno possibile, per quanto appunto possibile, la malattia sul bambino. Di rendere "normale" tutto ciò che riguarda la malattia e le nuove tappe da affrontare. Di far sì che il bambino, non si senta "diverso" perchè malato e meno che mai, che venga trattato in modo diverso.
Mia figlia ha sette anni e frequenta la terza elementare.
Una bambina vivace, con un bel caratterino, molto sveglia e intelligente. Ama leggere e scrivere, passioni ereditate dalla sua mamma.
L'anno prossimo affronterà un trapianto di cornea. Nonostante abbia solo sette anni, lei è una bambina fortissima e la forza che ho io nell'affrontare questo difficile cammino, la devo soltanto a lei.
Tutti i giorni prende quattro farmaci, la giornata è scandita da un noioso appuntamento con tre colliri e una pastiglia, mattina, pomeriggio e sera. Che lei mette tranquillamente. Anzi, talvolta mi ricorda che abbiamo messo prima uno piuttosto che l'altro ed è molto attenta agli orari.
Sa che deve prendere le medicine per far guarire l'occhietto malato.
Sa che il suo occhietto farà un intervento per aggiustarlo. Lo racconta a scuola. Racconta dei viaggi che facciamo per andare a fare le visite specialistiche. Sa tutto.
Solo Dio sa come ho fatto a gestire tutta la situazione e a far sì che lei non risentisse di tutto questo. Come abbiamo reso "normale" il nostro quotidiano, nonostante la botta. Come lei conduca una vita assolutamente normale nonostante spesso debba stare al buio e a soli sette anni, vede da un occhio solo.
Abbiamo fatto della diversità, la normalità. E se c'è da tenere la luce spenta, è una cosa normale, non sottolineiamo che la luce si spegne perchè a lei da fastidio. Si spegne e basta. E tutto diventa più facile. Mia figlia non mi vede piangere. Mai. Perchè non posso permettermi di farmi vederepiangere. E piango.
Piango perchè le domande sono tante e non c'è neanche una risposta, piango perchè nella vita crediamo di essere immuni a certe cose, al dolore, finchè un giorno la ruota non si ferma su di noi, e sbalorditi diciamo "è impossibile che sia successo a noi".
Non ci si deve disperare, mai. Perchè tutto va affrontato, e per uscirne battaglieri, si deve essere in forze.
Quindi, mamme, forza! Combattete la vostra battaglia con tutta l'energia e la forza che avete, non buttatevi giù, mai, ma soprattutto, non fattelo mai davanti ai vostri figli.
Ingrid Busonera
Ho 28 anni, sono di Cagliari e ho tre bellissimi bimbi: Alice (2002), Helema (2005) e Nicola (2007). Lavoro nel campo della ristorazione, anche se da qualche mese sono ferma con il lavoro.
Amo moltissimo scrivere. Ho scritto e mi sono raccontata, ho raccontato, cercato consigli, confronti, scontri, e ho sempre cercato di trasmettere qualcosa di me. Potete trovarmi sul blog Mamma che palle.