Uomo, marito, padre. Ecco la sequenza esatta che le convenzioni e gli ideali del mondo occidentale considerano corretta.
Potrebbe anche essere marito/padre/uomo; oppure padre/uomo/marito; ma, nei due casi, ecco che si assisterebbe ad un annullamento dell'essere “uomo” come la società vorrebbe o “marito” come il quieto vivere suggerirebbe!
Uomo/marito/padre, dunque. Si nasce, si cresce, ci si forma, si lavora; ad un certo punto ecco l'incontro con una persona di cui ci si innamora e, insieme, si decide di formare una famiglia. E' la donna giusta? Siamo quelli giusti per lei? Solo il tempo saprà dare una risposta.
Capita piuttosto spesso, purtroppo, che ci si accorge che lei non era quella giusta e viceversa; intanto, si è costruito qualcosa insieme – una casa, per esempio – oppure una rete di amicizie comuni, o anche sentimenti di affetto per le altrui famiglie o chissà cos'altro.
Tutto superabile, mi direte, con un po' di buon senso. E, in effetti, è vero. Fin qui, ci siamo: un uomo si accorge di non poter essere più un buon marito, e così abbiamo messo al loro posto i primi due individui della scaletta ideale.
E il padre? Qui la questione è un tantino più complicata, amici miei. Un uomo, forse, può smettere di esserlo; un marito può esimersi dal continuare a farlo. Un padre, non potrà mai smettere di essere padre. Grandi, mezzani, piccoli, i figli sono figli. E se questo è un dire banalità, allora sì, voglio essere banale.
Con la separazione tra i due genitori, cambia tutto! Già il solo fatto che uno dei due (lui) non vive più insieme a loro - non ne condivide la quotidianità, non li vede quando escono o non li aspetta quando è ora del rientro, non è presente nei momenti di gioia e di tristezza, non è lì per un abbraccio o per un rimbrotto nel preciso momento in cui ce ne sarebbe bisogno o che non li può più sostenere economicamente come prima - fa cambiare i rapporti.
E la vera tristezza è quando subentrano motivi di interesse economico che, se pur normali, inquinano la purezza e l'idealità dei sentimenti. Poi ci sarebbe anche da dire che, per i figli, un padre non è un uomo fatto di carne e sangue come gli altri. No! Il padre è - deve essere e, soprattutto, deve continuarlo a farlo vita natural durante - un asceta di tipo platonico, che nell'eterna lotta tra carnalità del corpo e purezza dell'anima, fa vincere la seconda, in modo che si ristabilisca l'originaria perfezione ideale.
Scusate...PRRRRRRRRRRRRRRRRRRR!!! Questo spernacchio è per i figli che la pensano così e per chi da loro corda!!!
Dunque è difficile, ma non dovrebbe essere complicato, mantenere vivi e vitali i rapporti tra padre separato e figli che vivono con la loro mamma: buon senso, amore, rispetto, ecco la ricetta. Non è semplice seguirla? Eccone un altra: buon senso verso se stessi, amore per se stessi e rispetto verso gli altri, oltre che per se stessi. Così è più facile, vero?
Fotografie di Cinzia Bolognesi
Claudio Mattiello
Separato, con tre figli che vivono con la mamma. Ho cinquantatre anni, ma ne dimostro al massimo cinquantadue. Gestisco un Mercatopoli e secondo me è un lavoro bellissimo!
Il mio hobby è scrivere e nei miei articoli cercherò di trasferire le mie tante esperienze di vita, in modo che siano utili a qualcuno. Mi trovate sul sito di Mercatopoli Sant'Egidio.