Celia..che? Per sfatare qualche mito sulla celiachia
Premetto che non sono celiaca né ho esperienze familiari dirette, per cui parlo da semi-informata e pseudo-attenta. Parlo principalmente in base a un’esperienza passata, che mi ha insegnato molto.
Durante gli studi lavoravo in una pizzeria della mia città in cui facevano anche le pizze senza glutine. Ricordo che la prima volta in cui mi dissero che le facevano, rimasi perplessa. Pizze per celiaci, le chiamavano. Celia… che? Non avevo grande dimestichezza con intolleranze e allergie, per cui all’inizio me lo spiegarono: si trattava di chi era intollerante al glutine. Interessante, davvero.
Le pizze venivano preparate con uno speciale impasto e venivano elaborate prima che sul bancone della pizzeria gli ingredienti fossero contaminati dalla farina delle altre pizze. Fatto questo, si coprivano con la carta stagnola e venivano quindi infornate nel momento in cui il gruppo che aveva ordinato la pizza arrivava, in modo che le persone mangiassero tutte insieme. La pizza senza glutine ci metteva qualche minuto in più, a cuocere, ma – ho avuto modo di assaggiarla – aveva davvero un buon sapore!
L’importante era ordinarla, prima dell’apertura della pizzeria. Il titolare ci teneva particolarmente. Gli ingredienti e l’impasto andavano preparati prima che la farina arrivasse a toccare la zona pizzeria, per avere la certezza di servire un prodotto sicuro.
Come mai tutta questa pignoleria? Ho scoperto, poi, che la figlia del titolare era celiaca e che la pizzeria era nata anche con questo intento: dare la possibilità di trascorrere una normale serata in compagnia anche a chi generalmente la pizza non poteva mangiarla.
Il mio capo di allora, quando alla figlia venne confermata la celiachia, era già pizzaiolo e ebbe un moto di stizza verso la scarsa conoscenza che, negli anni Novanta, si aveva di questo disturbo. Andare al ristorante e chiedere un piatto di riso era spiacevole, come far comprendere al ristoratore che per la cottura del cibo era meglio usare un pentolino a parte, al posto del solito bollitore, per evitare contaminazioni con la normale pasta di semola.
Fu così che nacque il suo progetto e iniziò a diffondersi, almeno nella zona, una miglior consapevolezza verso gli alimenti gluten free e la loro preparazione. Il medico che aveva in cura la figlia si era fatto promotore, infatti, dell’iniziativa e molte famiglie venivano indirizzate alla pizzeria per chiedere informazioni e trovare una persona che aveva reso possibile, nel suo piccolo, credere che un bambino celiaco potesse avere un normale rapporto con i luoghi di incontro come i ristoranti e le pizzerie.
Ricordo ancora i genitori che arrivavano alla porta per chiedere di lui, disperati al sol pensiero che il loro figlio non potesse mangiare come gli altri. Spesso la bella figlia del capo veniva presentata, a dimostrazione che era cresciuta benissimo, nonostante questo piccolo problema. Uscivano dalla pizzeria rincuorati. Erano entrati sentendosi travolti dalla notizia, convinti di essere un caso raro, forse unico, e uscivano sentendosi come gli altri, seppur con questa difficoltà.
La celiachia non è certo da sminuire, soprattutto per i costi che comporta alle famiglie acquistare i ben cari prodotti gluten free, che l’assistenza sanitaria copre solo in parte. La celiachia è però anche un disturbo dei nostri tempi, di cui aumentano sempre più i casi.
Quando ti nasce un figlio vorresti che avesse la vita più comune, serena e pacifica possibile. Pensare che, in primis riguardo al cibo, non sia avverabile avere questa vita “comune” lascia sicuramente un vuoto. Però i passi avanti sono stati tanti, la consapevolezza è aumentata e oggi non ci sono anormalità in questa esigenza di cibarsi senza glutine.
Fortunatamente alcune cose, con gli anni migliorano. Vi segnalo intanto questo sito in cui sono elencati i ristoranti segnalati dall’AIC, l’Associazione Italiana Celiachia , sperando che questo contenuto possa ampliarsi con tante ricette utili non solo per i celiaci, ma anche per chi è intollerante al latte, piuttosto che al cioccolato o a qualsiasi altra cosa vi venga in mente. E chissà che qualcuno dei ristoranti dell’elenco prima o poi non ci mandi una sua ricetta ;)
Silvia Signoretti
Parte dello staff Baby Bazar, appassionata di web marketing, adoro la vita social online o offline. Nel tempo libero amo stare con gli amici, leggere, ballare, visitare posti nuovi.
Mi appassionano la fotografia, le nuove tecnologie (sono Android addicted) e il buon vino. Qualche anno fa la folgorazione: l'Irlanda. Ne sono rimasta incantata. Sperando di tornarci presto... sogno un cottage in riva al mare! Questo è il mio blog, in cui parlo di marketing e comunicazione per le reti di negozi e i franchising