I figli crescono.
Non c'è niente da fare, da dire o da pensare.
Crescono e basta.
E cominciano ad osservare, dedurre e chiedere. La realtà intorno a loro è fonte inesauribile di domande, di dubbi e di perlessità.
Lorenzo a settembre compirà 13 anni, il bimbo che addormentavo passeggiando in questo salone a 5 giorni di vita, non c'è piu'. Per fortuna è travasato all'interno di questo ometto che si sta formando. Che si guarda intorno e ti chiede spiegazioni su quello che vede. Come il gruppo di tre africani completamente curiosamente mascherati, acconciati da stregoni, o sciamani, che giravano domenica scorsa sulla nostra spiaggia suonando i bonghi, cantando e raccogliendo qualche soldo.
Aurora mi ha chiesto un euro da dare loro, mentre lui non ha detto niente. Più tardi, la sera, in macchina, Lorenzo ha preso il discorso e mi ha detto, tutto serio, " Papà, ma perchè queste persone, come il guardamacchine Luigi, i tre vestiti da stregoni di oggi, non fanno domande alle aziende, concorsi, per trovarsi dei lavori normali?" Nella domanda si sentiva tutta la sua preoccupazione per queste persone che non avevano un lavoro come si deve e la perplessità per l'esistenza, nel sistema-mondo che noi adulti gli stiamo lasciando, di difetti ed incongruità così macroscopiche.
Il mio bimbo si preoccupa veramente quando vede persone in situazioni di debolezza e reagisce come il suo istintivo pragmatismo gli suggerisce: hai un grosso problema, imbocca la via canonica e risolvilo. E come ti rispondo figlio, come ti racconto che questo non è nemmeno una pallida idea del migliore dei mondi che avremmo potuto e dovuto costruire per voi?
Come ti dico dei call center, della disoccupazione, della precarietà, della povertà, del sottobosco del lavoro nero... dell'immane disparità esistente tra il nord ed il sud del mondo?
Come ti sintetizzo l'ingiustizia totale della vita e del mondo?
Come ti spiego perchè ti ho chiamato, vi abbiamo chiamati, in questo mondo nonostante sapessimo perfettamente di chiamarvi a condividere un grosso guaio?
Come esprimere, in maniera comprensibile, il fatto che i figli li facciamo in base ad una pulsione tanto forte, insopprimibile, quanto irrazionale?
Ho risposto dicendo qualcosa sulla difficoltà di trovare, nella vita, un lavoro come si deve. Un padre, o una madre, devono sempre avere una risposta, per tutto. Sta scritto nel contratto. Nel nostro contratto di genitori professionisti.
Andrea Piras
Sono padre per scelta e soprattutto per passione, uomo inguaribilmente incantato dai bambini, dal loro mondo e dalle loro fantastiche faccende.
Nel magazine parlo di padri, figli e sogni. Parlo della genitorialità, maschile e femminile. Di vita, sentimenti, pensieri, riflessioni e quotidianità dell'essere genitori. E poi di sogni..