Amico invisibile; ne avete anche voi uno in casa?

Giovedì 03 Ottobre 2013
 Anche i vostri bambini hanno un amico invisibile?

Care mamme, ecco una domanda difficile: anche il vostro bambino ha un amico invisibile (o, come anche viene chiamato, un amico immaginario)? Magari sì, anche se forse non lo sapete. Secondo uno studio condotto dalla psicologa americana Marjorie Taylor e pubblicato dalla casa editrice scientifica Oxford University Press, più del 60% dei bambini tra i tre e gli otto anni hanno o hanno avuto un amico immaginario. E secondo la psicologa non sempre chi si occupa dei bambini (genitori, nonni, baby-sitter, insegnanti…) se ne accorge: i bambini più piccoli infatti ne parlano come di un compagno di giochi in carne e ossa, mentre quelli più grandi spesso non ne parlano proprio, anche perché cominciano a capire che i ‘grandi’ possono trovare strana la sua presenza.

In ogni caso, l’amico invisibile è molto diffuso. Anzi, secondo la Taylor è il modo (normale e sano) con cui i bambini si adattano al mondo degli adulti.

Un nonno, lettore di noinonni.it, ci racconta così la sua esperienza: “ Nel caso del mio nipotino (4 anni, n.d.r), gli amichetti inventati (sono di numero variabile, comunque più d’uno) non hanno un rapporto paritario con lui, ma sono bambini più piccoli ai quali lui deve ‘badare’. Probabilmente in questi momenti, quando è con i suoi ‘amici immaginari’, si identifica nella sua mamma o nella sua maestra d’asilo. Quindi lui ha la responsabilità di questi bimbi, del loro comportamento e spesso li rimprovera severamente. I rimproveri, ovviamente, sono l’eco di quelli che subisce lui. Forse questi bambini invisibili gli servono per scaricare le sue ‘colpe’.

È veramente buffo, quando siamo per strada, vederlo mentre gesticola nel vuoto e scandisce un lungo discorso a base di: ‘ma insomma! non fatevelo più ripetere! Non si fa così!’ Ma, nello stesso tempo, mostra anche di dover proteggere questi bimbi e, quando qualcuno di essi è stanco di camminare, ecco che lo prende premurosamente in braccio e lo si vede procedere con un braccio al petto. Salvo poi, dopo un po’, dirgli: ‘Non puoi stare sempre in braccio! Adesso cammina un po’ con le tue gambe’.

Secondo gli psicologi, i bambini che creano un amico immaginario sono dotati di fantasia e creatività, e sanno reagire alle situazioni esterne. Anzi, l’amico invisibile è un arricchimento, perché insegna ad assumere il punto di vista di un altro. In genere, perciò, i bambini con un amico immaginario non sono timidi e riescono a comunicare bene con gli altri. Inoltre, sono più pronti a reagire alle situazioni impreviste con soluzioni personali. E poi, l’amico immaginario li aiuta a sfogare tensioni e sensi di colpa; anzi, spesso viene usato per addossargli la responsabilità delle marachelle.

Ancora di più: dà ai bambini la possibilità di vestire ruoli che lo affascinano, ma che sa di non poter assumere, come succede al nipote del nostro nonno, che nei confronti dei suoi amici immaginari riveste i panni di ‘adulto responsabile’.

Ma i genitori (o comunque gli adulti di riferimento, che siano nonni, baby-sitter o maestre o… altro!) come devono comportarsi con l’amico invisibile? Basta tener presenti un semplice punto: i bambini sanno sempre che l’amico invisibile è finto e non esiste nella realtà. Però se lo ha creato, ne ha bisogno. Quindi, se il bambino lo tira in ballo, meglio non prenderlo in giro né sgridarlo: quando parla del suo amico invisibile non sta dicendo una bugia, ma sta coinvolgendo chi gli è vicino in qualcosa che per lui è importante.

Meglio stare al gioco, ma senza esagerare, per esempio senza rivolgersi a lui direttamente ma sempre attraverso il bambino, per non dare l’impressione di voler prendere le redini del gioco. Teniamo sempre presente che l’amico invisibile è un modo per il bambino di dare voce ad ansie, preoccupazioni o desideri profondi.

Ma che cosa fare quando viene usato per attribuire a un altro le marachelle? Problema delicato… Gli psicologi consigliano di non accusare il bambino di aver detto una bugia. Meglio coinvolgere anche l’amico nell’eventuale punizione (“È stato Andrea a buttare le costruzioni tutte n giro perché non riusciva a fare la torre.” “Bene, adesso tu e Andrea mettete tutto in ordine. E digli di non farlo più.”). In questo modo, si evita si ‘svelare’ il gioco, anche se il bambino sa perfettamente che è lui responsabile di ciò che ha fatto.

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Annalisa Pomilio

Ho 56 anni, vivo a Milano e ho sempre lavorato insieme ai bambini: come mamma, insegnante, giornalista, redattrice e autrice di libri per bambini.

Qualche anno fa ho creato il blog Noi nonni, un luogo in cui incontrarsi e parlare, trovate idee, materiali e proposte per stare insieme ai bambini, lavoretti, ricette, giochi, consigli per affiancare con amore la loro crescita.